Intervista

La Parola a... Stefano Paleari - Direttore Scientifico ICCSSAI

Direttore Scientifico ICCSSAI


[Cleared n°6 - anno XIII - giugno 2016]

La Parola a... Stefano Paleari - Direttore Scientifico ICCSSAI

 

Negli ultimi anni ENAV ha attuato una politica delle tariffe che potesse agevolare gli aeroporti a basso traffico. Quale ritiene sia il ruolo di queste strutture all’interno del sistema del trasporto aereo.

Diciamo subito che l’ultimo decennio del trasporto aereo è stato quello della maturità, almeno in Italia. Per questo va reso merito a tutti gli attori della filiera e alle Istituzioni. Nell’alveo della domanda, diciamo che da tempo dibattiamo sul ruolo degli aeroporti a basso traffico non solo a livello nazionale, soprattutto per quegli scali che sono importanti per la connettività del territorio locale trovandosi in aree disagiate o ai margini delle catchment area dei grandi aeroporti. La stessa Commissione Europea ha emanato delle linee guida per la gestione degli incentivi di co-marketing per le compagnie aeree che riguardano essenzialmente gli scali minori in cerca di nuovo traffico. In questo contesto, credo che la politica tariffaria di ENAV abbia contribuito a mantenere bassi i costi operativi su tali scali e sia stata certamente positiva. Questa azione non può essere però isolata. Serve una riflessione più ampia sulla sostenibilità degli scali minori. Non una soluzione calata normativamente dall’alto, a meno che non abbia l’obiettivo di far partire il processo. In particolare, serve un orizzonte europeo (cosa fanno Francia e Germania?) e servono interventi volti a ridurre il punto di break even (costi fissi troppo alti) e ad aumentare il potere di mercato dei piccoli scali, anche attraverso incentivi alle aggregazioni. Serve coesione tra gli attori e un passo indietro dei legittimi interessi locali.

 

Le società di gestione sono attori importanti nel settore del trasporto aereo. In che misura ritiene che possano influire sul sistema, nel suo complesso, nell’immediato e nel prossimo futuro?

Le operazioni di terra sono sempre state uno dei fattori più critici della filiera del trasporto aereo e quindi una gestione efficace ed efficiente degli aeroporti è determinante per sostenere l’intero sistema. In un contesto socio-economico di continua crescita del traffico, soprattutto grazie alla spinta dei vettori low cost e alla maggior propensione a viaggiare da parte degli Italiani, gli aeroporti devono continuare ad investire in infrastrutture più moderne e maggiormente integrate con le nuove tecnologie. Da ingegnere le dico che gli aeroporti sono dei grandi laboratori per le nuove tecnologie, sono industria e servizi avanzati allo stesso tempo. La liberalizzazione del mercato del trasporto aereo in Europa ha modificato il quadro entro il quale i vettori aerei e le società di gestione aeroportuale si trovano ad interagire e ha trasformato l’aviazione in uno dei settori maggiormente competitivi. Gli aeroporti costituiscono una parte vitale del sistema dell'aviazione e rivestono un'importanza crescente per l’economia.  Le politiche di potenziamento delle infrastrutture aeroportuali sono pertanto un fattore determinante per garantire la competitività di un territorio. Su queste c’è molto da fare; l’Italia investe troppo poco per passeggero rispetto all’Europa e gli aeroporti vanno ora pensati anche per una popolazione che invecchia, che viaggia e non può fare percorsi lunghi non assistiti. Indubbiamente le società di gestione aeroportuale influenzano il sistema e la loro capacità di pianificare e realizzare nei tempi previsti le nuove infrastrutture, sono in altre parole fattori chiave per la competitività dell’intero sistema paese. Tuttavia non bisogna dimenticare il quadro normativo e gli iter autorizzativi. E la velocità è il primo fattore competitivo. È quindi necessario che anche da parte degli enti regolatori e di vigilanza ci sia una sinergia continua con i gestori aeroportuali e un allineamento dei tempi effettivi con le esigenze del mercato.

 

Sono pronti gli aeroporti per le sfide del futuro? In cosa devono migliorare?

Con quello che sta avvenendo proprio in questi ultimi periodi occorre essere pronti per forza alle sfide del futuro. Il mercato è ormai maturo e di massa, con esigenze crescenti e altissima volatilità. Immagino gli aeroporti come propulsori di un nuovo sviluppo, sostenibile e integrato con il territorio. Vengo da un periodo trascorso al Max Planck di Berlino; ho studiato molto e ho avuto una conferma: lo sviluppo passa per l’attrattività. E alla base di quest’ultima c’è l’accessibilità e la qualità del servizio. In altre parole, come arrivi in un posto e come sei accolto. Si vede fermento negli aeroporti italiani ma anche tanta preoccupazione per gli ostacoli di ogni tipo che bisogna superare per fare di più. Ma tutto è relativo e penso che gli aeroporti siano un’avanguardia per il nostro Paese, come oggi è anche l’infrastruttura ferroviaria ad alta velocità. Vi è poi il punto debole della connettività intercontinentale che deve vedere un più forte coinvolgimento del sistema Paese. Alla Brexit si risponde con nuove opportunità di connessione, non con la paura.

 

Tra pochi giorni ICCSAI, l’International Center for Competitiveness Studies in the Aviation Industry di cui lei è Direttore Scientifico, presenterà L’ICCSAI Fact BOOK 2016, può darci qualche anticipazione?

Si, ogni anno i numeri raccolti da Enac, ENAV e altre Istituzioni e da noi elaborati ci dicono cose nuove. Per esempio, sono convinto che i modelli previsionali sulla domanda vadano ripensati. Lo scorso anno in Italia siamo cresciuti del 4,3% per i passeggeri e del 5,6% per le merci a fronte di una crescita del PIL dello 0,8%. Poi, l’Italia è un paese nel quale gli aeroporti sono “vocazionali” e ci sono più “capitali”; siamo diversi dall’Europa con specificità anche positive. Ed ancora: i principali vettori ormai trasportano oltre 100 milioni di passeggeri, più del doppio rispetto a 10 anni fa. È normale quindi che gli aeroporti tentino operazioni di aggregazione. Il concetto di “monopolio naturale” va aggiornato con questi nuovi assetti di filiera. Quarto: per l’Italia occorre lavorare su rotte di lungo raggio, merci e sostenibilità degli aeroporti minori. Sono temi sui quali il Ministero sta lavorando e che il Fact Book presenta nella loro dimensione analitica, come del resto deve fare un Centro di ricerca come il nostro. Essere indipendente e al servizio degli attori del settore.