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EDITORIALE
La sottile linea rossa
di Nicoletta Tomiselli responsabile Comunicazione
Parlare di comunicazione è sempre complicato. Primo perché si può
sostenere tutto e il contrario di tutto; poi perché, diciamocelo, non
si è mai abbastanza competenti. Per le altre discipline c’è sempre
un principio di oggettività, una norma, un manuale di riferimento. Per la
comunicazione, in particolare quella con l’esterno, no. Contano alcune “re-
gole” di massima, che sono opinabili; i punti di vista, che sono sempre diversi;
le relazioni, che sono personali.
Chi fa comunicazione soffre l’assenza di una “verità assoluta”. In questo sen-
so un evento come la quotazione in Borsa concede un’opportunità
confortevole a chi si interfaccia con la stampa, solitamente occupato in at-
tività che vanno dalla gestione ordinaria delle informazioni, alla tutela
dell’immagine aziendale fino alla gestione della crisi.
Diciamo che si sconfina dalla sfera genericamente reputazionale a quella
specificatamente normativa. Le publicity guidelines (ndr linee guida in ma-
teria di comunicazione) di un’azienda quotanda, come nel caso di ENAV,
vengono infatti definite secondo parametri inderogabili e le informazioni de-
vono essere gestite secondo modalità specifiche, contenuti condivisi e
tempistiche ben determinate. Il motivo è piuttosto ovvio: qualsiasi notizia
che riguardi l’azienda può impattare concretamente sul valore di merca-
to della società stessa. Non solo più sulla sua immagine.
Questa è una prima novità che, per quanto più rigorosa, non garantisce
comunque sulla corretta informazione. L’altro aspetto è che si assottiglia
la distinzione tra comunicazione esterna ed interna. In parte perché il mon-
do dell’informazione è cambiato e i social media fanno concorrenza persino
all’Ansa. Un pò perché in questa fase le informazioni, che siano esse de-
stinate ai giornalisti o ai dipendenti, rispondono tutte alle stesse linee guida.
L’unica distinzione sta nel fatto che l’azienda ha il dovere di tenere al cor-
rente i propri potenziali azionisti ed il mercato, mentre non è obbligata a
dare specifiche informazioni al proprio interno. Anche se, per la verità, un’in-
formativa interna risulta opportuna e doverosa per aggiornare tutti i
dipendenti e dar loro modo di conoscere ciò che sta accadendo. Ci sem-
bra importante, e ne siamo contenti, che l’azienda ce lo abbia dato come
mandato. n
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gennaio 2016